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In questa pagina trovi gli articoli che ho scritto inerenti al tema del mio romanzo "Come lacrime nella pioggia", alle condizioni di vita delle donne indiane, ai diritti negati delle donne, alla violenza, alla forza umana e molto altro.
Inoltre, alla fine della pagina trovi l'elenco di tutti i blog/siti/utenti che hanno condiviso l'intervista che ho fatto a Bhavia, ragazza indiana 28enne, che ci parla delle donne dell'India e dell'importanza di lottare per un mondo migliore. Puoi leggere l'intervista qui sul mio blog, alla pagina "Voci dall'India".


* "India: un Paese complesso senza posto per le donne" un mio articolo sul sito ufficiale di Paolo Merenda (18 ottobre 2014)

L’India è definito dalle Nazioni Unite il Paese peggiore in cui nascere donna.

Numerose notizie sono recentemente arrivate proprio dall’India, e accendono i riflettori su nuovi casi di stupro e di violenza. Questa nuova ondata è cominciata con il caso delle due cugine indiane dell’Uttar Pradesh, due ragazzine dalit, senza casta, che dopo essere state violentate sono state impiccate e trovate appese ai rami di un albero. Dopo sono venute alla luce nuove vicende, che hanno avuto come protagonisti anche dei bambini, ma sicuramente un elevato numero di casi di stupro è ancora nascosto.
L’India è un Paese con una cultura molto complessa e tra i paesaggi mozzafiato, cittadini cordiali e forti odori che si perdono nell’aria, si nasconde una verità molto importante.
Come quella della
violenza sulle donne.
Sfortunatamente la violenza è presente in ogni nazione del mondo, solo che in India sembra essere accettata da molti uomini, anche della polizia. Una donna deve essere picchiata, deve essere violentata. Se avviene, non è sbagliato. Se la vittima si rivolge alla polizia, spesso i poliziotti la accusano di essere stata avvicinata a causa di un suo atteggiamento, facendola sentire colpevole. Oppure, se la vittima è sotto minaccia, le consigliano di sposare il suo aggressore, così da mettere a tacere le minacce.
Si stima che una donna in India sia violentata ogni 22 minuti, ma per una bambina la persecuzione comincia ancora prima della sua nascita. Basta parlare di altre verità presenti, quali l’infanticidio, aborti selettivi, feticidio femminile, omicidi per dote e mortalità materna.
 In tre generazioni, circa 50 milioni di donne sono state annientate sistematicamente dalla popolazione indiana. L’infanticidio femminile ha radici lunghe e storiche in India, ed è una pratica utilizzata principalmente nei villaggi rurali. Famiglie povere, che stentano a trovare qualcosa da mangiare, non hanno intenzione di avere una nuova bocca da sfamare, specialmente se si tratta di una femmina. Le bambine, appena nate, vengono uccise nei modi più violenti. In molte zone dell’India questo compito tocca al padre o alla nonna paterna.
Se una bambina non viene uccisa alla nascita, spesso però rischia di non compiere il quinto anno di età perché privata di alimenti o medicine.
Nelle classi medio – alte, anche se è illegale, regolarmente i medici rivelano il genere del feto durante le ecografie. I feti di circa 1 milione di bambine sono selettivamente abbandonati ogni anno in India. Anche le madri sono spesso a rischio di vita. Una donna incinta, costretta a eliminare le potenziali figlie e a vivere in condizioni disumane, spesso non ha le forze per andare avanti. L’India ha il più alto tasso di mortalità materna.
Ogni 5 minuti una donna incinta muore.
Nonostante alcune donne nelle città siano riuscite a trovare il loro posto nella società e nel lavoro, si parla ancora di un pugno di persone. Moltissime donne indiane sono ancora viste come nessuno, e non hanno alcun diritto.

Affinché tutto questo possa cambiare non basta pensare solo a nuove leggi. La mentalità delle persone indiane è molto complessa e gli uomini, da generazioni, si sentono dire di valere più di una donna. L’India, è il Paese degli uomini.
Lo stesso vale per le donne. Molte di loro vivono una vita da sottomesse e non osano ribellarsi, sapendo che, come risposta, sarebbero picchiate, allontanate, colpite con attacchi d’acido o uccise.
Per cercare di migliorare le condizioni di vita delle donne in India sarebbe molto importante che ogni cittadino, ogni singola persona, cambiasse mentalità. Sia gli uomini sia le donne. Naturalmente, anche i bambini e le giovani ragazze, che sono il futuro. Solo in questo modo possiamo sperare in un mondo migliore, anche per le donne dell’India.
Ho scritto un romanzo ambientandolo in India, dal titolo “Come lacrime nella pioggia”, che tratta della condizione di vita delle donne in India. Il mio romanzo è leggibile gratuitamente (per riceverlo basta inviarmi un’e-mail all’indirizzo
sofiaromanzo@yahoo.it) e sprona i lettori a sostenere Amnesty International, che da oltre 50 anni difende i diritti umani in tutto il mondo. Il loro lavoro è davvero impressionante e basta una donazione, anche piccolissima, per fare una grande differenza. http://sostieni.amnesty.it
Inoltre, ho lanciato una petizione su Change.org a favore delle donne indiane, per portare alla luce la loro condizione e affinché possano vivere una vita migliore.

* La mia intervista ad Anita Nair: "Libri, biografia e vita in India: ecco chi è Anita Nair" pubblicata su Controcampus (29 agosto 2014)
“Da quando ho pubblicato il mio romanzo “Come lacrime nella pioggia”, ambientato principalmente in India, ho scoperto numerose verità nascoste di quella nazione.” (Sofia Domino)

Anita Nair

Intervista e articolo a cura di Sofia Domino

Quando parliamo dell’India non parliamo soltanto di fascino e mistero, ma parliamo anche di violenza sulle donne, infanticidio, feticidio femminile, aborti selettivi, omicidi per dote e mortalità materna.

Oggi a parlare è Anita Nair scrittrice di vari best seller internazionali che ho avuto la meravigliosa occasione d’intervistare.

Anita Nair condivide con noi vari episodi della sua infanzia e i suoi pensieri sull’India, ma non solo.

Anita Nair ci parla anche della sua ultima fatica, il suo nuovo libro dal titolo Il custode della luce, che presto la porterà in Italia per un tour promozionale. Un’ottima occasione per incontrare di persona un’autrice da rispettare, che ha molte cose da dire.

La scrittrice Anita Nair


 (Il custode della luce)

Grazie per essere qui Anita, è un vero piacere per me intervistarti. Hai scritto numerosi libri interessanti, come i best sellers Cuccetta per signora e Un uomo migliore, tradotti in più di 30 lingue. Che cosa puoi svelarci del tuo ultimo libro, Il custode della luce?

“Si tratta di un romanzo storico ambientato nel Kerala medievale, e si differenzia molto dai miei libri precedenti.
Siamo nel 1949. Idris, un commerciante somalo, si trova a Malabar in occasione dei festeggiamenti in onore dello zamorin. Ovunque egli vada, il suo occhio di gioiello evoca un senso di meraviglia e incredulità. Un giorno, casualmente, Idris incontra Kandavar, un ragazzino di nove anni, e capisce che è suo figlio, nato proprio in queste terre da un misterioso appuntamento a mezzanotte.

Desideroso di rimanere al fianco del figlio il più possibile, Idris si unisce alla famiglia Nair, il cui proprietario della casa è lo zio di Kandavar.
Idris vuole fare qualcosa per il figlio, così prende una decisione cruciale: distrarlo dal diventare uno Chaver, un guerriero la cui unica ambizione è quella di assassinare lo zamorin, in una tradizione le cui origini si sono perse nel tempo.
Nel tentativo di scongiurare l’inevitabile, Iris s’imbarca con il figlio in un viaggio che li porterà da Malabar a Ceylon, e dal Thoothukudi alle miniere di diamante del Golconda, dove incontra la regina Thilothamma, una persona solitaria come lui.
Riusciranno le miniere a ricompensare Idris? E riuscirà Idris a lasciare il suo amore per tornare nelle terre di suo figlio, dove ad attenderlo c’è solo un futuro incerto?
Dovete leggere il romanzo per scoprire che cosa succederà dopo J… ma lasciatemi dire che al fianco di questa storia ricca di avventura e passione, Il custode della luce vi immergerà nello stile di vita e nel fascino del diciassettesimo secolo.”

Da dove nasce l’ispirazione di Anita Nair?
“La storia de Il custode della luce è inspirata a una ballata folkloristica del Kerala, che parla della vita di Kandavar nel 1683, un uomo che andò a combattere senza paura perché sull’oroscopo aveva letto che sarebbe morto in una data più lontana. Questa è stato lo spunto per il mio romanzo, il resto l’ho deciso strada facendo. La cosa più importante che ho imparato di questo periodo storico riguarda la storia del Sud dell’India, quando la popolazione non era ancora stata influenzata da tutto ciò che è occidentale.
Ho fatto numerosi appunti, decidendo passo per passo cosa avrei incluso nel mio romanzo e cosa no. In pratica scrivere Il custode della luce è stato un viaggio più per me che per il personaggio di Idris.
Sembrava che fare appunti e ricerche non avesse mai fine, tanto che mi chiedevo se avrei mai cominciato a scrivere questo libro. Voglio fare una menzione speciale per il personaggio di Idris (in inglese, il titolo del libro include il nome del protagonista; “Idris: Keeper of the Light”).
All’inizio dei miei appunti in Il custode della luce c’era un personaggio come Idris, ma non aveva un ruolo di rilievo. Tuttavia quando ho ideato questo uomo nero con un occhio blu e un occhio con un gioiello d’oro la sua presenza si è rivelata così travolgente che ho stravolto tutti i miei appunti.”

Anita Nair è l’unica autrice indiana riconosciuta internazionalmente. Tutta questa attenzione come ti fa sentire?
“Ha cambiato totalmente la mia vita. Adesso le persone mi riconoscono per la strada, anche nei luoghi più assurdi. Quello che dico è sempre commentato dai giornalisti, sono invitata a prendere parte a manifestazioni importanti, seminari, eventi ecc… Inoltre, ricevo moltissime lettere dai miei lettori. Viaggio in luoghi in cui credevo non avrei messo piede. Sicuramente adesso ho molti comfort, ma dall’altro lato ho anche poco tempo per me stessa.
Comunque sia, cerco di continuare a fare le cose che facevo prima di diventare “famosa”. Cucino, pulisco, faccio shopping, passo il tempo con la mia famiglia, rido, piango, mi preoccupo…”

Pensi mai che il fatto che sei una donna abbia aiutato/danneggiato il tuo successo come autrice?
Tutti quanti siamo a conoscenza delle ultime ondate di violenza provenienti dall’India. Perché pensi che l’India sia definito uno dei peggiori Paesi in cui nascere donna?
“Sicuramente è molto difficile analizzare che cosa accade giornalmente in India e parlare della violenza sulle donne, ma le ragioni per cui queste violenze esistono sono numerose: il risentimento verso l’indipendenza delle donne, reazioni brutali e repressioni sessuali derivate da un comportamento complesso.
Fortunatamente però ogni giorno sempre più donne segnalano casi di violenza che invece negli anni passati sarebbero rimasti nascosti e non avrebbero mai catturato l’attenzione dei giornalisti.”

 Com’è stato crescere in India per Anita Nair?
“Sono stata fortunata, perché la mia famiglia mi ha sempre amata e si è sempre presa cura di me. Facevo tutto quello che le mie coetanee occidentali potevano fare. Con una sola differenza. Nonostante avessi tutta la libertà di cui avevo bisogno, dovevo anche ricordarmi che come ragazza, e poi donna, avrei dovuto adempiere ai miei doveri femminili, avrei dovuto pensare alla mia famiglia e riflettere su come ero stata allevata. Ricordo ancora una storia che mia nonna era solita raccontarmi durante l’adolescenza; “C’era una volta una ragazza che dopo il matrimonio era stata mandata indietro alla sua famiglia perché non sapeva come cucinare!” Era un suo ammonimento, un modo per dirmi “Chiudi quel libro che stai leggendo e vieni a dare una mano in cucina”. Nonostante questi suoi consigli, però, non mi ha mai insegnato cose veramente importanti, ad esempio come cambiare una lampadina.
Mia nonna era una donna forte, ed era definita un modello perfetto. Come l’usanza voleva si era sposata a dodici anni e a quindici era andata a vivere con il marito. A ventisei anni aveva in mano le redini della sua famiglia. Mio nonno lavorava nelle ferrovie ed era quasi sempre fuori. E’ stata mia nonna a prendersi cura dei loro sei figli, assicurarsi che crescessero bene, con divertimenti ed educazione. Inoltre, è stata lei a costruire numerose case, a occuparsi dell’agricoltura, della fattorie ecc… era decisa, dotata di una vena artistica e molto divertente. Nonostante tutte queste doti, a causa dell’ambiente in cui è cresciuta, mia nonna però non ha mai pensato che le femmine hanno gli stessi diritti degli uomini. Una bambina ti dà amore; un bambino ti rende orgoglioso.”

Molte donne indiane che conosco mi hanno detto che, per vedere dei veri e propri miglioramenti, è essenziale che tutti quanti, uomini e donne, cambino modo di pensare. Sei d’accordo?
“Sì. Ultimamente molte cose sono cambiate per le donne, ci sono maggiori opportunità per ricevere dell’educazione e per lavorare. Le donne indiane hanno lottato tantissimo per avere gli stessi diritti degli uomini.
Nonostante questo, però, è stato dimenticato un aspetto molto importante, quello dell’emancipazione femminile. Se le donne si sono sviluppate e hanno cambiato modo di vedere il mondo e cercano l’indipendenza, nessuno ha pensato che fosse necessario insegnare anche ai ragazzi e agli uomini che i tempi stanno cambiando.
In India è come se ogni madre promettesse la luna al figlio maschio, anche se sappiamo che avere la luna è oltre la portata di chiunque. I capricci dei bambini e dei ragazzi sono accettati e i loro desideri vengono esauditi. Questi bambini e ragazzi crescono fino a diventare uomini che pensano che sia un diritto naturale avere tutto ciò che il loro cuore desidera".

Il governo indiano, attraverso le parole del premier indiano Modi, ha promesso che farà di tutto per assicurare protezione alle donne. Credi che Modi manterrà tale promessa?
“È ancora presto per dirlo. Possiamo solo aspettare e vedere che cosa succederà.”

Hai scritto moltissimi libri. Qual è il personaggio preferito di Anita Nair e perché?
“Tutti i libri che ho scritto mi hanno cambiata dentro e quindi non preferisco un libro all’altro. Se proprio però dovessi fare una menzione speciale, allora la farei proprio a Il custode della luce, il mio ultimo libro. Questo romanzo è stato il mio progetto più ambizioso, e ha richiesto da me molta più energia degli altri.”

Dal 29 agosto al 6 settembre verrai in Italia per promuovere Il custode della luce. Dove potranno incontrare Anita Nair gli ammiratori italiani?
“I miei lettori potranno incontrarmi qui: Il 31 agosto 2014 presso il Festival della mente a Sarzana, alle 11.30. Il 3 settembre 2014 presso il comune di Padova, alle 17.30″

Quali sono i progetti futuri di Anita Nair?
“Sto lavorando su un prossimo romanzo sull’ispettore Gowda. Inoltre mi sto anche dedicando alla sceneggiatura per un lungometraggio.”

* "India - un Paese macchiato dal sangue delle donne", articolo pubblicato sul blog "Racconti di viaggio e non solo", di Daniela Massardo (28 luglio 2014)
Per inaugurare la sezione Asia abbiamo come ospite sul blog  Sofia Domino, autrice emergente italiana classe ’87.

Il suo secondo romanzo, 
pubblicato in versione digitale il 19 maggio, s’intitola Come lacrime nella pioggia e accende i riflettori sulle condizioni di vita delle donne in India, sulla violenza sulle donne e sulla loro forza. 

Quando sono stata contattata da lei non ho potuto che esser felice di condividere ciò
che aveva da raccontarci su un Paese come l'India, segnato da numerose contraddizioni



Ma ora, lascio la parola a Sofia.



Quando pensiamo all’India la nostra mente ci regala decine d’immagini e ci ritroviamo a pensare a molte cose. 
India: mistero, fascino, paesaggi mozzafiato, strade caotiche, cittadini cordiali, villaggi rurali, sapori forti, povertà…


Quello che pochi di noi si soffermano a pensare è una realtà dell’India più nascosta, un lato meno conosciuto.

Si tratta della condizione delle donne in India, definito il Paese peggiore in cui nascere donna.


Il National Crime Record Bureau (NCRB) stima che ogni 22 minuti una donna in India subisca una violenza, su una popolazione femminile complessiva di 200mila persone. Questa stima è allarmante, anche se con grandi probabilità la realtà è addirittura peggiore.

La violenza sessuale nei confronti di una bambina - donna si aggrava se quest’ultima è disabile.

Esse si sentono tagliate fuori dal mondo, non soltanto sono discriminate perché nate “femmine”, e sono quindi un peso per la famiglia, ma essendo disabili sono incapaci di lavorare e di trovare una sperata indipendenza. Vivranno sempre a carico delle loro famiglie. 

In India, troppo spesso, una donna vale meno di niente e le bambine hanno meno possibilità dei maschi di potersi istruire. Ma questo è solo un lato dell’India, altre verità sconvolgenti e poco conosciute sono l’infanticidio, gli aborti selettivi, il feticidio femminile, gli omicidi per dote e la mortalità materna.

In tre generazioni circa 50 milioni di donne sono state annientate sistematicamente dalla popolazione indiana. 
L’infanticidio femminile ha radici lunghe e storiche in India, ed è una pratica utilizzata principalmente nei villaggi rurali. 
Famiglie povere, che stentano a trovare qualcosa da mangiare, non hanno intenzione di avere una nuova bocca da sfamare, specialmente se si tratta di una femmina. Le bambine, appena nate, vengono uccise nei modi più violenti.
Se una bambina non viene uccisa alla nascita, spesso però rischia di non compiere il quinto anno di età perché privata di alimenti o medicine.
Nelle classi medio – alte, anche se è illegale, regolarmente i medici rivelano il genere del feto durante le ecografie. I feti di circa 1 milione di bambine sono selettivamente abbandonati ogni anno in India. Anche le madri sono spesso a rischio di vita. 
Una donna incinta, costretta a eliminare le potenziali figlie e a vivere in condizioni disumane, spesso non ha le forze per andare avanti. L’India ha il più alto tasso di mortalità materna.
Ogni 5 minuti una donna incinta muore.
Recentemente, dalla città di Bangalore, è arrivata la notizia di una giovane novizia di 17 anni violentata da un gruppo di uomini. 
La stessa città è stata protagonista di un altro attacco di violenza, avvenuto nei giorni passati in una scuola esclusiva. 
La vittima, una bambina di sei anni, è stata violentata da una guardia di sicurezza e da un’insegnante di ginnastica. Una ragazza di quattordici anni (nel remoto stato del Jarkhand) è stata portata in un bosco per poi essere violentata per ordine dei capi del consiglio del villaggio, come un gesto di rappresaglia per un assalto sessuale attribuito al fratello. Un’altra giovane vittima innocente (nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh) è stata assassinata in una scuola media statale.

Queste notizie hanno fatto il giro del mondo, ed è molto importante che la stampa stia dedicando la sua attenzione a questi casi, ma non basta. 
Non appena i riflettori si abbassano, spesso le famiglie delle vittime violentate – o uccise – vengono minacciate dai vari aggressori.
Inoltre, nonostante l’interesse della stampa, molti casi sono ancora nascosti.


In India le donne hanno paura di lasciare le loro case, e le madri hanno paura di mandare le figlie a scuola. Se una bambina – ragazza – donna – madre subisce una violenza, per non subire controlli umilianti dai quali quasi certamente non uscirà vincente, spesso deve attribuirsene la colpa (a causa del suo atteggiamento, del vestiario…).
Accade molte volte che gli aggressori inviino minacce alle vittime per obbligarle a non denunciare la violenza. Spesso le vittime si sentono intimidite e sole, non soltanto per colpa di tali minacce, ma anche perché la polizia non offre loro nessun aiuto. Delle volte è la polizia stessa a consigliare alle vittime di sposare i loro aggressori per cessare le continue minacce.
Questa è una realtà nascosta dell’India, è una realtà scomoda. Eppure è una realtà dei giorni nostri.
Nonostante tutto, qualcosa sta cambiando, anche se si tratta di piccolissimi passi avanti e anche se tutti aspettiamo qualcosa di concreto da parte di Modi, il nuovo Primo Ministro Indiano.

In primo luogo, 
c’è il coraggio di sempre più donne indiane che stanno prendendo consapevolezza e che si stanno battendo per i loro diritti, riempiendo le strade delle città e sfilando in enormi parate. 
In parate in cui, alcune volte, prendono posto anche gli uomini. 
Perché è vero, fortunatamente un numero crescente di uomini indiani si sta rendendo conto che ogni donna deve avere dei diritti
Eppure si tratta di un pugno di persone, di un niente di fronte alla vastità rappresentata dalla violenza in India.
Affinché qualcosa possa davvero migliorare non basta cambiare delle leggi, ma è essenziale che i cittadini, anzi che ogni singolo cittadino, cambi mentalità
Solo in questo modo allora qualcosa potrà cambiare in meglio.
Solo in questo modo l’India non sarà più macchiata dal sangue delle donne.

AIUTATEMI AD AIUTARE LE DONNE DELL’INDIA

Grazie al mio romanzo Come lacrime nella pioggia sostengo Amnesty International, che da oltre 50 anni difende i diritti umani in tutto il mondo. 
Basta una piccola donazione per fare una grande differenza.
Inoltre, sostengo Change.org,
sul quale ho lanciato una petizione per portare consapevolezza e per migliorare la condizione delle donne indiane.
Firmare è veloce e gratuito!

Grazie, a nome mio e a nome di tutte le donne dell’India.

* "L'altra faccia dell'India, di Sofia Domino", articolo pubblicato sul blog di viaggi fai da te"Mi prendo e mi porto via", di Elisa e Luca. (9 luglio 2014)


Adoro scrivere e voglio dare una voce a chi non ne ha una. Dopo essermi imbattuta casualmente nelle fotografie che ritraevano alcune manifestanti indiane, che lottavano per i loro diritti, ho deciso d’indagare un po’ di più e mi sono ritrovata davanti a un’altra facciata dell’India, quella della violenza sulle donne, dell’infanticidio, degli aborti selettivi… fatta di realtà un po’ più “scomode”.


Non potevo rimanere indifferente davanti a tutto questo e a una realtà come la violenza che è, sfortunatamente, una tragicità mondiale. Non sono ancora stata in India ma sono in stretto contatto con associazioni e ragazze indiane che mi raccontano la loro vita in India e lo trovo molto importante e utile, anche per far arrivare in Italia delle realtà un po’ più nascoste (sul mio blog ho appena intervistato Bhavia, qui potete leggere l’intervista, ragazza indiana di 28 anni, che si è ritrovata al centro di vicende violente ma che ha deciso di non abbassare la testa lanciando messaggi a tutte le donne del mondo, anche vittime di violenza…il suo coraggio è molto importante).

L’India è un Paese molto complesso. Chiunque sia stato in India torna indietro con moltissime cose da raccontare, dalla meraviglia dei paesaggi alla cordialità degli abitanti, dal caos nelle strade ai forti odori che si perdono nell’aria.

Quello che poche persone sanno, è la condizione di vita di troppe donne indiane. Bambine, ragazze, donne e madri che vengono private di ogni diritto.

La violenza, sfortunatamente, è presente in ogni Paese del mondo, e in India si mescola a verità quali l’infanticidio e gli aborti selettivi. Recentemente dall’India sono arrivate nuove notizie di violenza, e una delle più recenti racconta di un uomo che ha ucciso la moglie e la loro bambina di meno di tre anni solo perché femmina.

Spesso la persecuzione per una bambina comincia ancora prima della sua nascita. Si stima che in India una donna sia violentata ogni 22 minuti e le Nazioni Unite hanno definito l’India il Paese peggiore in cui nascere donna.


Lo stupro in India è un fenomeno che non accenna a diminuire ma che sembra, al contrario, in costante crescita. Le fonti indicano che dal 1990 al 2008 i casi di violenza sulle donne sarebbero raddoppiati.

Affinché tutto questo cambi non basta emanare nuove leggi, tanto meno pensarne di estreme. Il 3 febbraio 2013 ad esempio il presidente Pranab Mukherjee ha istituito la Commissione di Verma, codice penale in materia di violenza contro le donne, ma le attiviste indiane hanno riportato che:  “Da quel momento in poi in risposta alla pena capitale gli uomini abusanti si sarebbero orientati verso soggetti più vulnerabili e di casta inferiore, perché meno capaci di difendersi e di ottenere protezione”.

Nonostante numerose donne indiane siano riuscite a trovare il loro posto nel mondo e nella società, molte vivono giornalmente nella paura. La violenza (anche nei confronti dei bambini) e i casi di stupro in India sono all’ordine del giorno, e manifestare contro tali atti diventa sempre più importante.

La cultura indiana è molto complessa e sicuramente per vedere dei veri e propri cambiamenti non è sufficiente cambiare delle leggi. Ci sono dei problemi alla radice, quali la mentalità ristretta della maggioranza degli uomini e il ruolo di sottomesse da parte di troppe donne. Solo da poco tempo, infatti, sempre più donne in India stanno capendo che alzare la testa è giusto e che rimanere in silenzio non migliorerà le cose. Alcune volte però parlare e dire no è un rischio per la vita. Sempre più vicende raccontano di vittime minacciate dai loro aggressori. Nonostante questo le donne indiane sognano un futuro migliore, sognano l’istruzione e sognano di sentirsi libere.

Libere di essere delle donne, libere di vivere a modo loro.


* "L'importanza di fare volontariato in India"/ Intervista a Ridhi Patel, direttrice e fondatrice del Rainbow VolunTours, compagnia che offre numerose opportunità di volontariato e di viaggio in India.
Intervista pubblicata su "Controcampus" (17 giugno 2014).
Molti di noi sognano di lasciare il proprio Paese e di fare un'esperienza di volontariato all'estero, d'immergersi in una nuova cultura, di vivere un'esperienza indimenticabile viaggiando e aiutando al tempo stesso.
Ognuno può fare volontariato. Ma farlo che cosa significa esattamente?

L'ho chiesto a Ridhi Patel, direttrice e fondatrice del Rainbow VolunTours, compagnia indiana registrata e consigliata che offre autentiche opportunità di volontariato, unendole ad attività divertenti e a tour indimenticabili.
Il Rainbow VolunTours si occupa pienamente di accontentare i propri volontari, aiutandoli sin dall'inizio a scegliere il viaggio giusto.

Fotografia gentilmente concessa dal Rainbow Voluntours.

I volontari del Rainbow Voluntours diventano una grande famiglia, e spesso molti di loro decidono di ripetere l'esperienza, oppure diventano ambasciatori del Rainbow VolunTours.
Qualunque associazione scegliamo per fare volontariato, credo sia meraviglioso partire, lasciare il nostro Paese per volare lontano, in questo caso in India.




Fotografia gentilmente concessa dal Rainbow VolunTours.


Incontrare lo sguardo delle persone indiane, sorridere a un gruppo di orfani, confortare delle vittime di violenza, aiutare bambini diversamente abili, insegnare nelle scuole, sedersi in mezzo al niente e sentirsi in pace con noi stessi, con il mondo intero.
Fare volontariato non solo arricchisce il nostro curriculum, ma ci cambia dentro.

Fotografia gentilmente concessa dal Rainbow Voluntours.



Per leggere l'articolo completo e l'intervista che ho fatto a Ridhi Patel, visita il seguente link:

 * "Lottando per la libertà e la solidarietà, di Sofia Domino". Articolo pubblicato su "Le trasformazioni della donna" (17 giugno 2014).


Sofia Domino, dalla parte delle donne indiane con Amnesty International

Sono Sofia Domino, autrice del romanzo “Come lacrime nella pioggia”, che accende i riflettori sulle condizioni di vita delle donne in India, sui diritti negati e sulla forza delle donne.

Ho ventisei anni e abito in Toscana, il mio romanzo d’esordio è  “Quando dal cielo cadevano le stelle” (sul tema della Shoah, pubblicato il 27 gennaio 2014 per Il Giorno della Memoria).
Scrivere è la mia più grande passione; ogni piccola cosa può essere una fonte d’ispirazione. Una frase, una canzone, un’espressione, un’immagine…

La scrittura è parte fondamentale della mia vita e anche se lavoro come organizzatrice di eventi, riesco a scrivere giornalmente. Scrivo da quando avevo sette anni e ho cominciato in modo naturale. Adesso, non potrei vivere senza.

Mi piace scrivere romanzi in cui le protagoniste sono donne (più o meno giovani). Donne forti, che si ritrovano a vivere numerose situazioni sia in contesti storici sia in contesti contemporanei.

Il mio romanzo “Come lacrime nella pioggia” è uscito il 19 maggio, in versione digitale.

Leggere il libro è gratuito e richiederlo è molto semplice (basta inviarmi un’e-mail all’indirizzo sofiaromanzo@yahoo.it e sarò felice d’inviarvi una copia in pdf).

Il libro racconta la storia di una profonda amicizia tra due ragazze; Sarah, ventiduenne americana, e Asha, quindicenne indiana.
Racconta la loro lotta per un mondo migliore, con la speranza che presto le donne possano valere ovunque quanto gli uomini. Ma niente è mai come sembra…

Ho reso il romanzo leggibile gratuitamente perché supporto Amnesty International, che da cinquant’anni protegge i diritti umani, e Change.org (piattaforma online gratuita di campagne sociali) dove ho lanciato una petizione per migliorare le condizioni di vita delle donne in India.

Ho indirizzato la mia petizione al governo indiano, affinché le donne in India possano vivere in un Paese migliore, Paese definito dalle Nazioni Unite il peggiore in cui nascere donna.

La mia petizione, per crescere, ha bisogno di ogni firma.

Firmare è semplice, veloce e gratuito!

Ecco il link diretto alla mia petizione;

https://www.change.org/en-IN/petitions/to-the-governors-of-india-take-action-to-stop-sexual-harassment-and-to-protect-women-and-children-in-india

Aiutare Amnesty International è molto importante. Sono rimasta colpita dal loro impegno e dai loro progetti, e sostenere Amnesty significa difendere i diritti e le libertà di ogni essere umano.

Sostenere Amnesty è sicuro e veloce!

Ecco come fare la differenza;

http://sostieni.amnesty.it/

Grazie a nome mio e a nome di tutte le donne dell’India!


* "Diritti negati, sulla forza delle donne: Come lacrime nella pioggia di Sofia Domino". Articolo pubblicato sul sito Generazione Web (3 giugno 2014)

 COME LACRIME NELLA PIOGGIA 3 - prostituzione Sono Sofia Domino, autrice del libro “Come lacrime nella pioggia”, uscito questo 19 maggio. Il mio romanzo accende i riflettori sulle condizioni di vita delle donne indiane, sui diritti negati, sulla forza delle donne e sull’importanza di una vera amicizia.
“Come lacrime nella pioggia” è leggibile gratuitamente, e per riceverlo (in pdf) basta inviarmi un’e-mail all’indirizzo sofiaromanzo@yahoo.it
Ho reso il mio romanzo leggibile gratuitamente perché, in questo modo, incoraggio i lettori a sostenere Change.org, COME LACRIME NELLA PIOGGIA 4 - Change.orgpiattaforma online gratuita di campagne sociali, sul quale ho lanciato una petizione per aiutare le donne indiane.

Inoltre, incoraggio i lettori a sostenere Amnesty International, la più grande organizzazione per la difesa dei diritti umani.
Prima di scrivere “Come lacrime nella pioggia” ho raccolto numerose informazioni e letto altrettante testimonianze. Mi sono immersa nella cultura indiana, nello stile di vita indiano e, da un po’ di tempo, sono in contatto con alcune ragazze indiane, che mi ripetono che per la maggioranza delle donne, la vita in India è infernale.
Nelle maggiori città indiane, lentamente, le donne stanno trovando il loro posto. Le ragazze studiano e lavorano, cercando di trovare il loro posto nella società. Nonostante questi piccoli, grandi progressi, le donne nelle città indiane vivono ancora nella segregazione. Non hanno protezione, non hanno nessuno dalla loro parte, e se provano a vestire con abiti più attillati, o scollati, rischiano di attirare su di loro l’attenzione di uomini poco affidabili. In India, si dice che se una ragazza viene violentata la colpa sia sua, del suo atteggiamento, del suo modo di vestire, di muoversi, di camminare, di sorridere.
La polizia indiana è corrotta, e spesso i poliziotti preferiscono insabbiare ogni nuovo caso di stupro, preferiscono girare la testa dall’altra parte e non offrire alcun sostegno alla vittima. Ho letto numerose testimonianze di ragazze che hanno subìto una violenza sessuale o che sono state picchiate, e che hanno trovato il coraggio di dire basta, di rivolgersi alla polizia, ma che come risposta hanno solo ottenuto un: “A noi non interessa di te”. Oppure: “Se vuoi che i tuoi violentatori smettano di minacciarti, sposa uno di loro”.

"Si stima che in India una donna sia violentata ogni venti minuti."

L’India è stato definito dalle Nazioni Unite il Paese peggiore in cui nascere donna.
La persecuzione per una bambina comincia ancora prima della sua nascita. L’aborto è divenuto una pratica comune in India, e poiché l’India è la terra degli uomini, ogni anno l’aborto impedisce la nascita di 500.000 feti tutti di sesso femminile.
La vita per le bambine, ragazze, donne e madri nei villaggi rurali dell’India non è migliore. Spesso le bambine non hanno l’opportunità di andare a scuola, e mentre delle volte i loro fratelli possono studiare, loro sono costrette a rimanere a casa, a occuparsi delle pulizie, di preparare del tè o qualcosa da mangiare, oppure sono costrette a lavorare nei campi o come arrotolatrici di bidis (sigarette indiane dei poveri). Nonostante la legge indiana del 1929 proibisca matrimoni al di sotto dei 18 anni per le donne e di 21 per gli uomini, nelle campagne succede spesso che sia le femmine sia i maschi sono costretti a sposarsi all’età di tredici anni, e tali unioni di matrimoni presentano un serio problema sociale e una violazione dell’infanzia.
Molte ragazzine indiane dei villaggi rurale sognano una vita migliore, sognano di poter andare a scuola, di vestire come vogliono, di sposare chi amano, di essere qualcuno.COME LACRIME NELLA PIOGGIA 1 - giustizia
Spesso, pur di non crollare, si ritrovano ad accettare le promesse degli uomini, che assicurano loro una vita migliore nelle grandi città oppure all’estero. Alla fine, tali ragazzine si ritrovano a lavorare nel giro della prostituzione.
Queste, e molte altre, sono le storie silenziose dell’India. Sono le storie che appartengono a quelle bambine, ragazze, donne e madri che ogni giorno piangono di nascosto, che si vedono scivolare via ogni cosa dalle dita.
L’India è un Paese magico e affascinante, sicuramente bello da visitare, ma credo sia molto importante che ognuno di noi conosca anche questo lato più nascosto.
“Come lacrime nella pioggia” non è una testimonianza, ma è un romanzo ispirato a delle vicende realmente accadute. È un romanzo di denuncia, ma anche di speranza e di amicizia, come l’amicizia che unisce le due protagoniste, Sarah, americana di ventidue anni, e Asha, quindicenne indiana. Un’amicizia che le porterà a lottare insieme fino alla fine, a lottare per un mondo migliore.

Con “Come lacrime nella pioggia” sostengo sia Change.org sia Amnesty International.COME LACRIME NELLA PIOGGIA 5 - Amnesty International
Ho lanciato una petizione su Change.org indirizzandola al governo indiano, per migliorare le condizioni di vita delle donne in India, e incoraggio tutti quanti a firmarla.
Firmare la petizione è veloce e gratuito e, una volta che avrò raccolto un elevato numero di firme, farò pressione sul governo indiano (accompagnando le mie parole dalla petizione), oppure mi rivolgerò a chiunque altro possa aiutare le donne indiane.
Per crescere, la mia petizione ha bisogno di ogni firma.
Ecco il link diretto alla mia petizione:


Con il mio romanzo, incoraggio anche a sostenere Amnesty International, che da cinquant’anni difende i diritti umani e si riconosce nei principi della solidarietà internazionale. Il loro lavoro è impressionante, e credo fermamente che ogni essere umano vada protetto, difeso.
Amnesty International vive solo grazie al supporto economico dei loro soci e sostenitori: per rimanere imparziale e indipendente, infatti, non accetta soldi dai governi. Anche le imprese e le istituzioni economiche possono contribuire attivamente. COME LACRIME NELLA PIOGGIA 2 - bambini al lavoro
Sostenerli vuol dire difendere i diritti e le libertà fondamentali di ogni essere umano.
Chiunque può sostenere Amnesty, una famiglia, un privato, un’associazione e anche uno studente.
Sostenere Amnesty International è semplicissimo e sicuro: una persona può farlo versando una delle quote associative o una quota libera!
Vai al link:
http://sostieni.amnesty.it/

 Oppure una persona può attivarsi con Amnesty contattando il Gruppo Locale o l’ufficio regionale della sua zona. Può partecipare alle manifestazioni di Amnesty, firmare gli appelli dell’associazione, iscriversi alla Newsletter per tenerti aggiornata o fare shopping acquistando gli articoli a marchio Amnesty International, prodotti dal commercio equo e solidale!
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“Se tutti lavorassero per il proprio pane e niente più, ci sarebbe abbastanza cibo e tempo libero per tutti… i nostri bisogni si ridurrebbero al minimo, il nostro cibo si semplificherebbe. Allora mangeremmo per vivere, anziché vivere per mangiare.”
Mahatma Gandhi


* "Il grido di aiuto delle donne silenziose dell'India", pubblicato sul blog "Il sogno di una lettrice" (16 maggio 2014).




Sono Sofia Domino, autrice del libro “Come lacrime nella pioggia”, ambientato in India, e sono molto contenta dell’opportunità che mi è stata data oggi.
Ho reso “Come lacrime nella pioggia” leggibile gratuitamente perché in questo modo incoraggio i miei lettori a donare ad Amnesty International (la più grande organizzazione per la difesa dei diritti umani), oppure a firmare la petizione che ho lanciato su Change.org per migliorare le condizioni di vita delle donne in India. Firmare la petizione è veloce e gratuito.
Adesso, però, voglio parlarvi meglio delle donne dell’India e delle mie iniziative…


INDIA: DEFINITO IL PAESE PEGGIORE IN CUI NASCERE DONNA.

L’India è un Paese magico, ma che cosa nasconde dietro il suo fascino?



Lentamente in India le condizioni di vita delle donne stanno migliorando, ma questo avviene principalmente nelle grandi città. Ragazze benestanti, giorno dopo giorno, stanno trovando il loro posto nella società e stanno trovando occasioni di lavoro, ma il numero di donne che riesce a diventare qualcuno è ancora piccolo e in India, in questo istante, troppe donne nascoste piangono delle lacrime silenziose.
Sono le donne dei villaggi rurali, costrette a vivere in una mentalità ristretta, sono quelle ragazze che non hanno soldi, che pur di vivere una vita migliore si aggrappano a delle promesse fatte da uomini: “Ti porteremo via dal tuo villaggio, andrai a lavorare in città”… Alla fine, spesso quella promessa si trasforma in un lavoro forzato nel giro della prostituzione.
Sono quelle bambine, ragazze, madri, donne che, davanti al potere degli uomini, sono nessuno. Perché una donna in India non ha valore.
Le donne in India sono picchiate, costrette a sposarsi contro la loro volontà, rapite, vendute… Tale persecuzione, per una bambina, comincia ancora prima della sua nascita.
Spesso donne, uomini, studentesse e persone di ogni età e di diversi strati sociali scendono in strada a manifestare contro le aggressioni sessuali, contro l’insicurezza, l’inazione delle autorità e la corruzione della polizia. Ma tutto questo non basta.
Si stima che in India ogni 20 minuti una donna sia violentata.
Ishita Kaul, impegnata da anni nella promozione dei diritti delle donne in India, ha raccontato a “SOS Bambini” che episodi di violenza contro le donne, specialmente lo stupro, in India avvengono da tanto, troppo tempo.
Nelle metropolitane di Delhi si trova un vano per sole donne, affinché quest’ultime siano protette da sguardi indesiderati, ma tale distinzione non esiste sugli autobus di città e, comunque, questa non è una vera e propria protezione, ma è una forma di segregazione.
Queste sono state le parole di Ishita Kaul: “La maggior parte delle ragazze a Delhi, se non in tutta l'India, hanno una serie di regole che seguono inconsciamente, perché sono ben consapevoli di come è meglio comportarsi negli spazi pubblici. Preferiamo non attirare l'attenzione. Tuttavia, soprattutto le ragazze hanno sempre più accesso all'istruzione, iniziano a frequentare l'università, a lavorare e guadagnare un reddito, quindi sempre più spesso si spostano in città, purtroppo consapevoli e coscienti che nessuno, se non loro stesse, si occupa della loro protezione. Le donne non sono considerate uguali agli uomini, non hanno auto, proprietà. In alcune parti dell'India, le bambine appena nate vengono uccise o abbandonate alla nascita. Il fatto stesso che questo avvenga e la maggior parte dei colpevoli non venga punito, fa capire quanto grave e preoccupante sia l’atteggiamento della società indiana nei confronti del genere femminile”.

-CHE COSA PUOI FARE PER AIUTARE LE DONNE IN INDIA?
Dopo aver scritto “Come lacrime nella pioggia” e appreso come vive la maggioranza delle donne in India, ho capito che non potevo rimanere indifferente davanti a tutto questo.
Incoraggio i miei lettori, e i lettori di questo blog, a donare ad Amnesty International (anche solo 1 Euro) oppure a firmare la mia petizione su Change.org (ricordo che farlo è gratuito).

SOSTIENI AMNESTY INTERNATIONAL:


Amnesty da oltre cinquanta anni difende i diritti umani e si riconosce nei principi della solidarietà internazionale.
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LA MIA PETIZIONE HA BISOGNO DELLA TUA FIRMA!

L’unione fa la forza, e adesso le donne dell’India hanno bisogno di tutto il nostro aiuto.
Immagina vivere costantemente nella paura, immagina temere per la tua famiglia, per i tuoi figli, per tua sorella, per tua madre, per la tua vita.
Immagina desiderare di studiare ma non poterti istruire, immagina non poter scegliere che cosa indossare, immagina di essere picchiata, venduta, ingannata e di non ricevere nessun aiuto.
Immagina di essere avvicinata da un uomo e…
Questa per le donne dell’India non è solo immaginazione, è la realtà.
Ecco perché ho lanciato su Change.org (piattaforma online gratuita di campagne sociali) una petizione indirizzata al governo indiano, con lo scopo di migliorare le condizioni di vita delle donne.
Firmare la petizione è gratuito e veloce.

Firmare una petizione è davvero importante?

Ogni anno ben 800 petizioni lanciate su Change.org raggiungono lo scopo che si erano prefissate, ma non possono raggiungerlo se non hanno nessuno che le supporta.
Firma oggi per regalare un futuro alle donne indiane!

Ecco il link diretto alla mia petizione:
clicca qui

Prima di concludere questo articolo, tengo molto a ringraziare Mary per l’opportunità che mi ha concesso per dare una voce alle donne dell’India, e naturalmente ringrazio ogni lettore per aver letto queste parole, sperando davvero che, tutti insieme, possiamo fare la differenza!
Un grazie, naturalmente, anche da tutte le bambine, ragazze e donne dell’India.
“Una mamma che educa un bambino educa un uomo.
Una mamma che educa una bambina educa un popolo”.
Proverbio indiano
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Elenco (in costante aggiornamento) di siti/blog/utenti che hanno condiviso l'intervista che ho fatto a Bhavia (28 anni, India): "VIVERE LA VITA CON CORAGGIO E PASSIONE".
- http://mybookishphilosophy.blogspot.it/2014/07/eccomi-qui-dopo-un-bel-po-di-assenza.html
- http://sorberasilvestra.wordpress.com/2014/07/14/bhavia-e-le-altre-indiane/
- http://bellamentelibera.blogspot.it/2014/07/lintervista-bhavia-di-sofia-domino.html- me.dea Onlus - contro la violenza sulle donne (Facebookper visualizzarla, scorrere alla data dell'8 luglio 2014)
- http://www.generazioneweb.net/bhavia-28-anni-india-uomini-donne-prendiamoci-per-mano-lottiamo-per-mondo-migliore/
- http://amicidicarta.blogspot.it/2014/07/pubblicita-bhavia-28-anni-india-vivere.html
- http://ilsognodiunalettrice.blogspot.it/2014/07/interviste-bhavia.html